Vie del gusto Agosto- il nuovo editoriale di Domenico Marasco
Beni culturali: un driver economico da valorizzare
Lo dice la parola stessa. Bene culturale. Cos'è un bene se non una ricchezza, una risorsa, un patrimonio. Un bene culturale è quindi una ricchezza non inespressa, ma “espressissima” in quanto esistente, visibile forse da qualche migliaio di anni.
Risorsa visibile, espressa, indiscussa ma non sfruttata e valorizzata adeguatamente.
Ma come si valorizza questo straordinario patrimonio?
E come fare per generarne ricchezza e quindi vederlo come un driver economico?
La prima cosa da fare è censirlo e catalogarlo in modo tale da renderlo facilmente fruibile e quindi visitabile da più persone possibili. La seconda cosa è renderlo più accattivante,più giovane, più fresco, "meno vecchio". La terza cosa è promuoverlo in maniera professionale e adeguata con obiettivi mirati alla crescita dei flussi visitatori.
Su questo punto al ministro e ai suoi collaboratori potremmo dare qualche consiglio gratuito. Per esempio utilizzare le poche risorse esistenti in modo, diciamo, meno dispersivo.
Sul costume (perchè proprio di costume si deve parlare) di come vengono utilizzate le risorse per la promozione nel nostro paese bisogna aprire un capitolo a parte e vi promettiamo che lo apriremo e in modo serio prima della fine dell'anno.
A guardare i risultati del traffico turistico nel mondo l'Italia negli ultimi anni ha perso posizioni fino ad arrivare, nel 2009, al quinto posto con 43 milioni di visitatori, superata da Cina (51 milioni), Spagna (52 milioni), Stati Uniti (54 milioni) e Francia (74 milioni), che mantiene il primato da almeno il 2000 (fonte: World Tourism Organisation). Dovremmo essere il Paese più visitato al mondo e invece... Tutto questo ci dice che i soldi spesi dal governo centrale e dai governi periferici, come minimo, sono stati spesi male.
Su questo fronte ci conviene guardare ai nostri cugini d'Oltralpe e di come si sono organizzati con un unico ente promotore, la Sopexa. Ente peraltro non governativo ma di proprietà del Credit Agricole.
Nel nostro Paese e a tutti i livelli c'è il problema delle competenze e delle professionalità che vengono depresse, calpestate e alla fine anche insultate dai professionisti addetti al nulla. Vediamo macellai che dirigono partiti, venditori di panini che vogliono promuovere i musei e parrucchieri assegnati alla direzione dei lavori per il restauro degli Uffizi.
Ci chiediamo: quando verranno chiamati quelli bravi e competenti?
Quelli che hanno investito una vita negli studi per saperne di più.
Chiamarli e farli lavorare sarebbe un primo passo per promuovere l'Italia che merita.
Quell'Italia che, se non ascoltata, prima o poi alzerà la voce.
Domenico Marasco
Lo dice la parola stessa. Bene culturale. Cos'è un bene se non una ricchezza, una risorsa, un patrimonio. Un bene culturale è quindi una ricchezza non inespressa, ma “espressissima” in quanto esistente, visibile forse da qualche migliaio di anni.
Risorsa visibile, espressa, indiscussa ma non sfruttata e valorizzata adeguatamente.
Ma come si valorizza questo straordinario patrimonio?
E come fare per generarne ricchezza e quindi vederlo come un driver economico?
La prima cosa da fare è censirlo e catalogarlo in modo tale da renderlo facilmente fruibile e quindi visitabile da più persone possibili. La seconda cosa è renderlo più accattivante,più giovane, più fresco, "meno vecchio". La terza cosa è promuoverlo in maniera professionale e adeguata con obiettivi mirati alla crescita dei flussi visitatori.
Su questo punto al ministro e ai suoi collaboratori potremmo dare qualche consiglio gratuito. Per esempio utilizzare le poche risorse esistenti in modo, diciamo, meno dispersivo.
Sul costume (perchè proprio di costume si deve parlare) di come vengono utilizzate le risorse per la promozione nel nostro paese bisogna aprire un capitolo a parte e vi promettiamo che lo apriremo e in modo serio prima della fine dell'anno.
A guardare i risultati del traffico turistico nel mondo l'Italia negli ultimi anni ha perso posizioni fino ad arrivare, nel 2009, al quinto posto con 43 milioni di visitatori, superata da Cina (51 milioni), Spagna (52 milioni), Stati Uniti (54 milioni) e Francia (74 milioni), che mantiene il primato da almeno il 2000 (fonte: World Tourism Organisation). Dovremmo essere il Paese più visitato al mondo e invece... Tutto questo ci dice che i soldi spesi dal governo centrale e dai governi periferici, come minimo, sono stati spesi male.
Su questo fronte ci conviene guardare ai nostri cugini d'Oltralpe e di come si sono organizzati con un unico ente promotore, la Sopexa. Ente peraltro non governativo ma di proprietà del Credit Agricole.
Nel nostro Paese e a tutti i livelli c'è il problema delle competenze e delle professionalità che vengono depresse, calpestate e alla fine anche insultate dai professionisti addetti al nulla. Vediamo macellai che dirigono partiti, venditori di panini che vogliono promuovere i musei e parrucchieri assegnati alla direzione dei lavori per il restauro degli Uffizi.
Ci chiediamo: quando verranno chiamati quelli bravi e competenti?
Quelli che hanno investito una vita negli studi per saperne di più.
Chiamarli e farli lavorare sarebbe un primo passo per promuovere l'Italia che merita.
Quell'Italia che, se non ascoltata, prima o poi alzerà la voce.
Domenico Marasco